“Il cibo trova sempre coloro che amano cucinare! “

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Verde – I colori di Agosto


Benvenuti nel terzo colore della tavolozza: il Verde! In primo piano troviamo cetriolo, insalata e pera. In questo articolo troverete molte curiosità e nuove nozioni da apprendere!

Agosto è un mese ricco di prodotti vegetali gustosi e colorati, tanto da creare i colori dell’arcobaleno. Il Bianco è stato il primo colore descritto, i protagonisti di questo club sono aglio e cipolla. Nel secondo colore vengono illustrate curiosità e aspetti scientifici dei nostri prodotti ortofrutticoli Viola: fico, melanzana e susina.

Verde

Ecco qui il verde! Si tratta di un colore sicuramente molto gettonato tra i prodotti ortofrutticoli, ma i protagonisti di questo mese sono: cetriolo, insalata e pera.

Cetriolo – Insalata – Pera

Da cosa è dato il colore verde? Il verde delle piante o degli ortaggi viene dalla clorofilla, un pigmento presente all’interno dei cloroplasti delle cellule vegetali. La clorofilla assorbe tutti i colori contenuti nella luce del sole eccetto il verde, che viene riflesso e per questo è visibile ai nostri occhi.

Cetriolo

verde cetriolo
Cetriolo – Credits: newfideltyhouse

Il cetriolo (Cucumis sativus L.) è un ortaggio appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae. È una pianta strisciante o rampicante quando trova dei supporti. Il fusto, quadrangolare, è peloso con coste più o meno evidenti. Sin dall’antichità è stato coltivato a scopo alimentare per i suoi frutti (cetrioli) che vengono consumati soprattutto freschi, per impreziosire insalate miste, oppure destinati all’industria conserviera dei sottaceti. I cetrioli hanno una forma allungata con superficie esterna liscia o verrucosa. Sotto una buccia consistente nascondono una polpa pressoché incolore ma ricca di acqua, vitamine e sali minerali.

Proprietà nutrizionali

Praticamente è privo di calorie (13 kcal per 100 gr di prodotto), il che lo rende comune nelle diete, è composto prevalentemente da: acqua (96%), carboidrati disponibili (2%) e sali minerali come potassio (140 mg), calcio (16 mg), fosforo (17 mg), sodio (4 mg) e Vit. C.

Le sue funzioni benefiche sono:

  • azione emolliente e idratante per la pelle;
  • utilizzato in cosmesi per creme e lozioni;
  • proprietà diuretiche;
  • proprietà antiossidanti.

Coltivazione: l’importante è farlo nel periodo giusto, in quanto temperature troppo basse (sotto ai 15 gradi) possono danneggiare seriamente la pianta. I cetrioli si piantano in coltura protetta tra febbraio e aprile, in modo che stiano in semenzaio fino a che la temperatura non si stabilizzi. Da aprile a giugno si può mettere a dimora il cetriolo direttamente nell’orto. Anche se dipende dalla varietà, nella gran maggioranza dei casi, conviene coltivare i cetrioli in verticale, dato che sono rampicanti: il vantaggio è nel minor ingombro in metri quadri, ma non solo; coltivando con sostegni che tengano la pianta in altezza, si favorisce molto l’impollinazione e quindi la produzione.

Raccolta: va da giugno ad agosto, con i primi freddi la pianta inizia a soffrire e smettere di produrre frutti. Per il cetriolo, come per la zucchina, vale la regola che raccogliendo si sprona la pianta a continuare a produrre, mentre lasciando frutti a invecchiare sulla pianta si perde la sua futura produttività. Possiamo decidere di raccogliere il cetriolo a gusto, una buona misura media per molte varietà è arrivare alla lunghezza di 20 cm. Comunque è importante prelevare il frutto prima che diventi di colore giallognolo.

Conservazione: in frigo per dieci giorni, oppure si possono di preparare i famosi cetriolini sott’aceto. In questo caso conviene, senza dubbio, cogliere i cetrioli di piccola dimensione. Altro ottimo sistema per conservarli è il sale, facendo un vasetto di salamoia.

Insalata

Insalata – Credits: Misya

L’insalata, ormai, è un ingrediente disponibile sui banchi del mercato e dei supermercati praticamente tutto l’anno, ma le tipologie tipiche di questa stagione sono: rucola, soncino e lattuga.

Rucola

L’origine del nome è incerto, rucola è il diminutivo di ruca: alcuni lo fanno risalire al latino urere, che vuol dire “bruciare”, con riferimento al sapore piccante della rucola; altri, invece, pensando che la parola latina eruca significhi “bruco”, definiscono la rucola qualcosa come “la pianta del bruco”, poiché alcuni vermi amano sgramocchiarla.

La Rucola detta selvatica (Diplotaxix tenuifolia) e la Rucola detta domestica o coltivata (Eruca sativa), appartenenti entrambe alla famiglia delle Brassicaceae, sono piante diverse che, sovente, vengono confuse tra loro per certe grossolane somiglianze nell’aspetto e nel sapore aromatico, molto più intenso, però, nella Rucola selvatica.

La rucola riconosce numerosi impieghi, sia in ambito culinario che in quello medico/erboristico. Le foglie sono sostenute da piccoli fusti riuniti alla base (rosetta), sono di colore verde, con margini dentellati, di forma oblunga, odore caratteristico e sapore più o meno piccante. Gli aspetti salutistici sono:

  • ricca di Vit. C, nota per i suoi effetti antiossidanti;
  • presenza di provitamina A, fondamentale per un buon funzionamento della vista (in particolare della retina);
  • vitamina K, utile al benessere di ossa e denti e a mantenere in salute il sistema nervoso poiché partecipa alla costituzione della guaina mielinica che riveste i nervi.
  • presenza di potassio, ferro, calcio e fosforo, favorisce la digestione;
  • azione diuretica;
  • azione calmante e tonificante quando viene assunta come tisana.

L’unico aspetto negativo della rucola riguarda la facilità con cui provoca effetti irritanti sul nostro organismo quando assunta in dosi elevate.

Soncino

Valerianella locusta è una pianta erbacea spontanea che cresce nei prati. Oltre che come soncino, è comunemente conosciuta anche come valeriana. L’ipotesi più accreditata sull’origine del nome, risale alla provincia dioclezianea Pannonia Valeria, nell’Ungheria occidentale, dove la pianta sarebbe stata abbondante; altri lo connettono al verbo valere essere in buona salute, per le sue virtù officinali; altri lo fanno derivare dal tedesco baldrian, che potrebbe essere connesso o con il dio della luce Baldur o con l’eroe Wieland, in allusione alle proprietà magiche della pianta come scaccia-demoni.

Il soncino appartiene alla stessa famiglia delle cicorie, è tipica del periodo estivo ed autunnale. Questa pianta è caratterizzata da piccole foglie carnose e di forma leggermente allungata raccolte in ciuffetti.

Si distingue, tuttavia, dalla valeriana (valeriana officinalis), una rinomata pianta officinale utilizzata a scopo terapeutico soprattutto per facilitare il sonno.

Dal punto di vista nutrizionale è:

  • fonte di fibra;
  • sali minerali come ferro e potassio;
  • vitamine tra le quali spiccano carotenoidi (pro-vit. A), acido ascorbico (vit. C), tocoferoli (vit. E) e acido folico.

Lattuga

Lactuca Sativa L., è una pianta della famiglia delle Asteraceae. Il nome del genere lactuca deriva dall’abbondanza di sacchi lattiginosi contenuti in queste piante, una linfa lattea nel gambo e nelle radici. L’epiteto sativa significa “ciò che è seminato”, indicando quindi che la pianta è coltivata. La pianta si presenta come un piccolo cespuglio, incappucciato o aperto, sferico o allungato, di colore verde brillante o verdino tenue tendente al giallo chiaro, talvolta con sfumature rosa o viola. Tutte le lattughe, spontanee o coltivate, contengono un succo lattiginoso, il lactucarium; le lattughe coltivate, tuttavia, ne contengono di meno. Il lactucarium è una sostanza complessa che esercita un’azione analgesica e sedativa. Di lattuga ne esistono numerose varietà che si sviluppano in maniera ottimale in vari periodi dell’anno: romana, iceberg, canasta, cappuccio, gentilina, lollo…

Le proprietà nutrizionali sono:

  • presenza di grande quantità d’acqua, con una minima di carboidrati e proteine;
  • fibre;
  • ricca di vit.C;
  • sali minerali tra cui si annovera potassio, ottimo per l’apparato cardiovascolare;
  • facilita il sonno.

Pera

Pere – Credits: AlFemminile

La pera è il falso frutto delle piante del genere Pyrus a cui appartengono molte specie differenti. Alcune delle specie producono frutti eduli e vengono perciò coltivate, quella più diffusa è la specie Pyrus communis.

Il vero frutto (ovvero la trasformazione dell’ovario) è il torsolo. La parte commestibile, polpa, è il ricettacolo, ovvero la parte finale del peduncolo fiorale ingrossato. La buccia è di colore verde tendente al giallo in base alla varietà di pera.

Molti usano sbucciare le pere, per il timore che i trattamenti antiparassitari dell’agricoltura convenzionale possano rimanere sopra, ma, dal punto di vista nutrizionale, si tratta di un’abitudine poco consigliabile. La buccia delle pere contiene elevate quantità di fibra alimentare, componente nutrizionale dotata di un elevatissimo potenziale saziante, nonché modulatrice dell’assorbimento intestinale dei lipidi. Tuttavia, potrebbe costituire un problema per persone con diverticolosi.

Curiosità

Sant’Agostino, filosofo e uno dei padri della Chiesa Cattolica, riteneva che la pera, e non la mela, fosse il vero frutto proibito che determinò la tentazione di Eva e poi il peccato originale. Poi la Chiesa optò per la mela che, nell’iconografia tradizionale, il serpente tentatore propone ad Eva. Nell’Antica Grecia, invece, i pitagorici ritenevano che la pera fosse il frutto sacro in cui fosse contenuto il vero mistero del cosmo.

Proprietà nutrizionali

Le pere contengono l’84% del proprio peso in acqua. Gli zuccheri disponibili delle pere sono costituiti prevalentemente da monosaccaridi e, per la precisione, dal fruttosio. Contengono buone quantità di vitamine, tuttavia, è possibile giovare di questa caratteristica nutrizionale prediligendo le pere fresche poiché, trattandosi essenzialmente di nutrienti termolabili, la cottura per la conservazione in barattolo ne ridurrebbe al minimo le concentrazioni nella polpa. I sali minerali delle pere sono diversi ed abbondanti: tra tutti spicca il potassio.

I punti forti di questo frutto sono:

  • fitonutrienti dalle proprietà antinfiammatorie;
  • presenza di fenoli, ac. malico con azione antiossidante;
  • ricco di fibre, effetti benefici per l’intestino;
  • contiene isoramnetina, raro polifenolo che può apportare benefici al sistema nervoso.

Coltivazione: le piantine di pero da mettere a dimora sono astoni di uno o due anni di età già innestati, che si trovano nei vivai. Il trapianto si realizza dall’autunno alla fine dell’inverno, evitando i periodi di gelo intenso. Il nettare dei fiori di pero è meno zuccherino rispetto a quello di altri alberi da frutto e, di conseguenza, non attrae molto le api. Per stimolare la fecondazione è utile collocare un buon numero di arnie nel frutteto e piantare diverse varietà di peri a fioritura contemporanea tra loro, che siano compatibili per l’impollinazione. Tuttavia, il pero riesce anche a produrre frutti partenocarpici, ovvero senza fecondazione, anche se questi sono più piccoli e deformi rispetto a quelli regolarmente fecondati.

Raccolta: Alcune varietà, oltre alla potatura, richiedono un diradamento dei frutti più piccoli e deboli, per avere meno prodotti ma di migliore qualità. La raccolta avviene da metà luglio a metà settembre. Per capire se il frutto è maturo viene accarezzato “il collo” della pera. Il “collo” è la parte dove il frutto si restringe conferendole la caratteristica forma. Per riconoscerle è necessario esercitare una lieve pressione con un dito in questa parte del frutto. Se l’area cede, allora è pronto al consumo. Se è dura, invece, meglio aspettare ancora qualche giorno.

Conservazione: si conserva a temperatura ambiente per 3/5 giorni in base al grado di maturazione. Essendo un frutto climaterico, può maturare anche una volta raccolto. Alternative di utilizzo sono succo di frutta, marmellata e pere sotto spirito.

Fonti:

– Cucumis sativus, Wikipedia.

Lactuca Sativa, Wikipedia.

– Pera, Wikipedia

– S. Malepszy, Cucumber (cucumis sativa), Biotechnology in Agriculture and Forestry, Vol. 6, Springer-Verlag, 277–293.

– Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Vol. VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.

– P. Eccher Zerbini, The quality of pear fruit, SHS Acta Horticulturae, 2000.